Il modello neo-capitalista, che ho più volte sottolineato come sostanzialmente orientato al potere più che al mercato, è stato da me battezzato idiocrazia (da idion, privato in greco, come sottolinea Hannah Arendt), in quanto mezzo per la conquista del potere da parte di privati, più che non mezzo per l’acquisizione del consenso dei consumatori in un libero mercato. Ho spesso notato come questa idiocrazia, la quale mantiene rapporti particolarmente intensi con il mondo politico e, quindi, tecnicamente, con lo Stato, è particolarmente impegnata nello sfruttamento gratuito del demanio, dato che non c’è oggi grande impresa tecnologica che non viva di demanio, e alludo a internet e all’etere; il fare del demanio cosa propria, come fu ai tempi delle marxiane enclosures,considerato che il demanio rappresenta simbolicamente la sovranità dello Stato, conferma, anche per tale via, che tale sistema idiocratico della grande impresa mira idealmente a farsi Stato direttamente, liberandosi dell’impaccio politico e burocratico, dato che suo autentico obiettivo, dichiarato o non dichiarato, è di sostituire la politica e la burocrazia di diritto pubblico con la burocrazia di diritto privato, ossia quella in sue mani, per l’evidente ragione che la politica discute, e ciò fa perdere tempo, e la burocrazia di diritto pubblico è pur sempre orientata al rispetto di regole impregnate di principi derivanti dal diritto costituzionale e amministrativo, che quindi prevedono un contraddittorio con l’utente-cittadino e un onere di motivazione, mentre la burocrazia di diritto privato si afferma libera da tali impacci, e ritiene di potere agire del tutto “liberamente”, ossia in assenza di alcun obbligo od onere nei confronti del cittadino-consumatore; poi tecnicamente non sarebbe così, stante l’immanenza dei principi consumeristici, ma il tentativo del grande capitale idiocratico è di lasciare cadere nel nulla i principi previsti dal codice del consumo e assimilabili, sempre in una logica di Drittwirkung, ossia di applicazione dei principi generali del diritto senza distinguere tra diritto pubblico e diritto privato, distinzione per molti versi divenuta ormai obsoleta.
Ma c’è molto di più in gioco nella questione idiocratica: se, infatti, obiettivo dell’idiocrazia è che il grande soggetto privato -più verosimilmente un cartello di fatto di grandi soggetti privati- miri a farsi Stato direttamente, facendo cadere il vecchio Stato del vecchio diritto pubblico in nome di un nuovo diritto privato comunque autoritario, in quanto fondato sul ricorso generalizzato ai contratti per adesione, in una situazione in cui l’”adesione” si rivela un fatto puramente esteriore, in quanto di fatto necessaria, magari resa indispensabile anche per l’esercizio di diritti fondamentali o per fruire di servizi essenziali, in quanto collegata all’adempimento di alcuni oneri (ad esempio vaccinarsi con alcuni vaccini), si assiste al nuovo fenomeno, per il quale a tale “privatizzazione dello Stato”, ossia a tale generalizzata sostituzione delle burocrazie di diritto privato (ad esempio informatiche) a quelle di diritto pubblico, non corrisponde affatto il venire a cadere dell’antico concetto di “sovranità”, ma semmai il suo trasferimento di fatto a tale cartello di soggetti privati, pur se il termine tenda alla desuetudine: vale a dire, nella sostanza, che si assiste a un trasferimento dal soggetto del vecchio diritto pubblico ai nuovi grandi soggetti di diritto privato della legittimazione all’uso della coercizione; sicché, come si ravvisa anche in alcune degenerazioni delle teorie anarco-capitaliste, il passaggio dal diritto pubblico al diritto privato non comporta, come dovrebbe essere logico, il cadere del diritto alla coercizione, in quanto il privato sia correttamente inteso come sfornito del requisito della sovranità, ma il trasferimento dell’uso della coercizione al soggetto privato dominante: di tal che, alla “privatizzazione dello Stato” corrisponderebbe, non il venir meno della figura del carcere o del trattamento sanitario obbligatorio, ma l’affermarsi della figura del carcere privato e del trattamento sanitario obbligatorio adottato da soggetti di diritto privato; il che comporta l’abbandono dell’originaria teoria della sovranità di Locke, per la quale la distinzione tra diritto pubblico e diritto privato si sarebbe fondata esattamente sull’assegnazione solo al primo e non al secondo della facoltà di incidere sulle situazioni giuridiche fondamentali dei consociati. A questo punto, il libertarian perderebbe l’argomento che solo lo Stato è il “cattivo”, in quanto titolare dei poteri d’uso della coercizione, in quanto tale titolarità verrebbe assunta direttamente anche dai soggetti privati.
Non è finita, dato che la coercizione esercitata dal soggetto privato in nome della sua nuova legittimazione contrattuale -il contratto per adesione come contratto sociale diffuso-, mira a essere addirittura più spiccia di quella di diritto pubblico, dato che il soggetto di diritto privato si propone in quanto agente contrattuale, e quindi snello e non appesantito nel suo agire, e quindi eserciterà il potere coercitivo in modo tirannico e pre-costituzionale, asserendo la fatidica formula magica “Io sono un privato e faccio quello che voglio“, e quindi la sua incarcerazione e il suo trattamento sanitario obbligatorio risponderanno a policies aziendali molto più che a una costituzione. Si evidenziano qui due elementi, che non so quanto definire tendenzialmente marxisti o di confutazione del marxismo: a) Il soggetto economico forte, che per la vulgata marxista dovrebbe di già essere soddisfatto di essere tale in quanto “strutturale”, non si appaga affatto di questa dominanza economica, e pretende che la sua posizione dominante economica sia anche posizione dominante politica; ricordiamoci sempre che l’agenzia dominante di Nozick giunge a farsi Stato direttamente, pur trattandosi di un mero soggetto privato, la cui vocazione originaria è di soddisfare una clientela; salvo che l’agenzia dominante di Nozick vanta clientela solo nell’ambito dei servizi di protezione, laddove l’odierna idiocrazia fornisce servizi in ogni ambito; b) La ricostruzione dello Stato come aggregato di agenzie economiche fornitrici di servizi (protezione, sanità, previdenza, istruzione, etc.) trova, attraverso la concezione idiocratico-privatistica dello Stato, ulteriore nutrimento, posto che tale nuovo Stato privato continuerà a essere un aggregato (in cartello) di imprese di servizi, ulteriormente ampliato rispetto allo schema dello Stato moderno improntato sul welfare, per cui lo Stato idiocratico fornirà ulteriori servizi, come Facebook, Tik Tok, Netflix e affini, i nuovi “servizi essenziali”, essenziali per le nuove generazioni, che verranno in grande parte pagati in dati personali, quindi l’illusione statalista tradizionale della gratuità dei servizi forniti troverà nuovo alimento. Ciò consentirà di fornire altresì una base di reddito di cittadinanza, peraltro revocabile in caso di comportamento poco conforme, a sua volta sempre integrabile con un incentivato ricorso alla prostituzione giovanile come mezzo normale di sostentamento, diffuso attraverso i mezzi di comunicazione di più agevole utilizzo.
In generale, siamo qui di fronte a una sfida intellettuale, ed è per questo che parlavo di confronto tra questa mia impostazione e il marxismo, per quanto riguarda in particolare il rapporto tra l’elemento economico e quello istituzionale, in quanto vediamo il soggetto economico farsi direttamente soggetto istituzionale, oltre che titolare del potere sovrano della coercizione, pur formalmente legittimata dall’esteso ricorso allo strumento del contratto per adesione, il che dà una parvenza di “consenso” al sistema da parte del “cittadino-utente-consumatore-cliente”. E così il cittadino diviene appunto “cliente” di questa nuova sovranità, ma un cliente, il quale quotidianamente fornisce “adesione” alla legittimazione della propria coercizione: il rapporto economico si fa esplicitamente politico, sicché Marx viene sostituito da Schmitt quale autore di riferimento della lettura della vicenda storica, ma anche da tutti gli studiosi di scienza delle finanze, da Antonio de Viti de Marco e Maffeo Pantaleoni a James Buchanan, in quanto studiosi dell’economia dello Stato, oppure dello Stato in quanto soggetto economico.
PS Cerco un partito apertamente statalista, che sappia fare fronte al dilagante potere privato dell’idiocrazia.
Possibilmente, i muri devono essere di granito, esclusi capannoni e laminati plastici.
Niente belle ragazze filiformi, solo donne grasse meridionali che mangiano la caponata negli intervalli.
Richiedonsi carabinieri in alta uniforme davanti l’ingresso.